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Quando il Grande maestro degli scacchi,Garry Kasparov, si scontra con l’intelligenza artificiale del Deep Blue prodotto dall’IBM, non resta che stare col fiato sospeso.

Mentre si sfoglia il libro Deep Thinking, scritto insieme a Mig Greengard ed edito in Italia da Fandango Libri,  si ha la sensazione di rivivere lo storico match che vede Garry confrontarsi con Deep Blue.

Garry Kasparov, nato a Baku il 13 aprile del 1963,  ha maturato presto la sua passione verso gli scacchi: a soli 7 anni frequenta il Palazzo dei giovani Pionieri di Baku e tre anni dopo viene affidato al famoso scacchista russo Vladimir Makogonov.

Da qui in poi la sua vita è stata caratterizzata da innumerevoli vittorie che lo hanno portato a diventare il più giovane campione di scacchi della storia.

Quando nel 1997 il campione di scacchi Garry Kasparov e il supercomputer Deep Blue di IBM si sono affrontati in una partita che sarebbe poi passata alla storia, le cose non sono andate come la comunità scientifica si aspettava. Allora vi era la diffusa convinzione che le macchine non sarebbero state in grado di battere l’uomo in un gioco strategico, perché l’ingegno, l’intuizione e l’istinto umano avrebbero sempre sopravanzato l’analisi matematica, pur fredda ma rapida e precisa, delle macchine.

Sappiamo com’è andata a finire. E dinnanzi all’evidenza si sono cercate giustificazioni: gli scacchi sono troppo “semplici” e codificabili, bisogna sfidare le macchine con qualcosa di più complesso. Ecco allora il nuovo postulato: non è possibile che una macchina possa battere un essere umano a Go, un antico gioco nato in Cina e popolarissimo in Asia. Ma anche qui, sappiamo com’è andata a finire: il campione del mondo Lee Sedol sconfitto da AlphaGo di DeepMind.

E allora il terreno di sfida è stato spostato verso ambiti dove la strategia può essere messa nel sacco dalla creatività, come il gioco del poker o come il celebre RTS spaziale StarCraft. Niente da fare, la macchina ci ha battuto anche questa volta. Non contenti ora proviamo ad alzare ancora l’asticella del confronto, sfidando le macchine a Magic: The Gathering, un gioco la cui complessità è tale il cui risultato non può essere “computazionalmente deducibile” a priori. E’ spirito masochista? Non vediamo l’ora di farci sconfiggere in sfide via via più difficili? Tutt’altro: la supremazia della macchina sull’uomo è prova della capacità umana di superare i propri limiti.

“Nel 1997 l’esperienza è stata spiacevole, ma mi ha aiutato a capire il futuro della collaborazione uomo-macchina. Pensavamo di essere imbattibili a scacchi, go, shogi. Tutti questi giochi sono stati portati ai limiti da programmi sempre più potenti. Ma non significa che è tutto finito, dobbiamo capire come volgere tutto ciò a nostro vantaggio. Dico sempre che sono stato il primo lavoratore della conoscenza il cui lavoro è stato messo a repentaglio da una macchina, e questo mi aiuta a comunicare il messaggio al pubblico perché nessuno può sospettare che io sia un pro-computer” ha dichiarato Kasparov in una recente intervista a Wired.

Il 96% dei lavori attuali sarà spazzato via dall’AI

Secondo il celebre campione di scacchi nel giro di non molti anni il 96% dei lavori attuali, in particolare quelli che nello specifico non sono basati sulla creatività umana, saranno spazzati via dall’Intelligenza Artificiale. Ma Kasparov con lucidità sostiene che tutto ciò è nell’ordine naturale delle cose: ogni epoca in cui si è consumato un significativo sviluppo tecnologico ha anche visto la distruzione di molti lavori e la creazione di nuovi. E’ il motivo per cui oggi abbiamo i gommisti e sono spariti i ferratori di cavalli.

“Per vari decenni abbiamo formato le persone a comportarsi come computer, e ora ci lamentiamo che questi lavori sono in pericolo? Certo che lo sono! Dobbiamo cercare quelle opportunità che ci permettano di creare lavori che facciano leva sui nostri punti di forza. La tecnologia è la ragione principale per cui così tanti di noi sono ancora vivi e si possono lamentare della tecnologia. Sono le due facce della medaglia. Io credo che sia importante che, invece di lamentarci, cerchiamo di capire come progredire più velocemente” afferma Kasparov, sostenendo inoltre che l’approccio attuale che il pubblico ha verso l’AI è piuttosto difensivo perché non ha ancora capito come questa novità si possa inserire nella realtà. Ma per il campione di scacchi la chiave sta nella collaborazione tra uomo e macchina e nel vedere l’AI come uno strumento che ci permetterà di fare cose che 10 o 20 anni fa erano impensabili.

E la visione dell’AI come uno strumento viene declinata anche toccando la sfera etica: “Le persone dicono che dovremmo creare un’AI etica. E’ una cosa senza senso. Gli uomini hanno ancora il monopolio sul male. Il problema non è l’AI, il problema sono gli umani che usano le nuove tecnologie per fare del male ad altri umani”.

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